Sono diverso, sono Originale.
Tratto dalla poesia di Benjamin, un adolescente di 10 anni, portatore di Autismo.
È così che abbiamo imparato a guardare i nostri ragazzi portatori di autismo, perché ce l’hanno insegnato loro: tutti diversi, tutti originali.
Con un’originalità che li colloca tra i bambini indaco, quelli che sono nati con un’aura d’amore che cambierà il mondo, e i bambini di cristallo, che hanno doti spirituali e innate creatività e intraprendenza, affetto incondizionato.
Speciali, insomma.
Da scoprire il loro mondo, per confrontare il nostro e scambiare diversi modi di “funzionare”, aprendo noi spazi invasi dal superfluo per accogliere loro, l’essenziale.
È così che funzionano i portatori di Autismo, dando valore all’essenziale, riconoscendo gli affetti veri e restituendo fedeltà e amore assoluto.
Guai a tradire le loro abitudini e provare a incidere sui loro legami.
Se ne ricorderanno per sempre, perché danno alto valore alla loro vita e a chi ne è partecipe.
E se comunicano verbalmente poco, impariamo a guardare i loro occhi, le loro mani che sostituiscono la parola spesso inefficace.
Quando ci prendono per mano, hanno veramente voglia di camminare con noi e quando inseguono gli abitanti del loro mondo, sanno scollegarsi dal nostro come nessuno.
Senza ferirci, con l’intima convinzione che essendo diversi anche noi da loro, potremmo non comprenderli.
Ma vanno avanti con orgoglio e tenacia per autodeterminarsi, incorruttibili alle lusinghe di altri.
Nel corso della nostra lunga esperienza in AIAS con i portatori di Autismo, ormai felicemente confinati nel circuito di vita che ci vede insieme, ci piace pensare all’Autismo come ad un superpotere.
Riprendendo il titolo di un libro scritto dal genitore di una ragazza autistica, sempre più spesso proviamo a lasciare l’Autismo sulla luna per la pura emozione di tornare a riprenderlo.
Come interpreti questo pensiero?