2 Aprile: Abbracciamoci di blu… abbracciamoci di più!
La giornata della consapevolezza: 2 aprile. Tanti si colorano di blu e colorano di blu strutture, palazzi, magliette, palloncini da far volare perché le persone guardino su. Quest’anno l’A.I.A.S. sez. Nola onlus, è rimasta con lo sguardo ad altezza uomo, leggermente inclinato verso il basso e consapevole che quello che stavamo guardando appartiene a livelli “alti”. Sto parlando della manifestazione del nostro modo di colorarci di blu con lievi sfumature di azzurro, in cooperazione con la TMA. Erano 4, poi sei, adesso dieci. Dieci città italiane che hanno voluto unirsi nell’abbraccio collettivo, quello che per 30 ore ha permesso a tutti, grandi e piccoli, di nuotare con bambini e ragazzi con condizione di autismo e non solo. Noi eravamo lì, in questo splendido Palasport di Casoria, a testimoniare quel fare che sostiene l’essere. In questo caso, scendere in acqua è un’azione a favore dell’idea che i nostri ragazzi con autismo non vogliono restare soli, quel sostenere il non detto con sorrisi e mani tese, aiutati dalla presenza dei loro operatori “d’acqua”.
Quello che abbiamo partecipato è ineguagliabile: tutti portatori della diversità che qualifica ciascun essere umano, unico ed irripetibile. Genitori, fratelli, sorelle amici, nuotatori professionisti, personaggi dello spettacolo e vicini di casa che “hanno visto nascere Stefano, Anna, Giada, Enrico…” e non vogliono mancare all’opportunità di non farli sentire soli. Era questa l’aria che si respirava, senza filtri o clichè sociali che diventano zavorre paralizzanti al punto da impedire di “andare incontro” a chi ha difficoltà di starting, con la delicatezza di comprendere il miglio modo per avvicinarsi e la forza di chi non farà mai un passo indietro.
Ben venga se il tutto accade con la mediazione dell’acqua, la complicità della musica, i colori dell’anima che sorpassano il blu nella gara dell’armonia, lo riprendono nelle pause riflessive e lo purificano dalle contaminazioni. È questa la consapevolezza, che non può durare un giorno ma è in ogni momento con noi: essere consapevoli che insieme si può, senza per forza ricorrere a cortei, luminarie e comizi su un tema che dovrebbe diventare una buona prassi di inclusione sociale, come per tutte le altre persone con “condizione di”. Mi piace pensare chele cose importanti sono quelle che si compiono e basta, la cui visibilità è solo un aspetto di superficie ma che nel profondo c’è la convinzione che degli autismi si parla con le azioni, quotidiane e performanti per una migliore qualità di vita.